Wednesday 18 June 2014

Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone. (cit.)

 
Vi abbandono per un po’. Ce ne andiamo in vacanza.

In questo periodo di pausa rivedrò alcuni dei miei lettori più affezionati e amici, quelli tra i più preziosi.
Gli altri saranno debitamente aggiornati al mio ritorno. Anche se temo che non riuscirò a star senza scrivere per troppo tempo.
Ho in mente grandi cambiamenti per il mio blog e sento che questa vacanza sarà un’unica grande ispirazione. Non sto nella pelle. Sia per la vacanza che per le novità che ho in mente.
 

Cosa vi siete persi ... parte seconda


Il 26 maggio è stato il “Sorry day”, in cui l’Australia chiede scusa agli indigenti australiani, ovvero tutte le popolazioni aborigene sul territorio, per tutto ciò che il Governo australiano si è dimostrato responsabile nei loro confronti dal momento in cui gli inglesi hanno colonizzato le loro terre. In particolare si riferisce alla “Stolen generation”, tutti quei bambini aborigeni che sono stati allontanati e a volte letteralmente strappati alle proprie famiglie per esser in qualche modo “civilizzati” tramite nuovi stili di vita e scolarizzazione. Quei bambini ora hanno la mia età, sono adulti, e nessuno potrà restituire loro l’infanzia.

Quest’argomento suscita in me ancora un grosso disorientamento, e sta costruendo nella mia testa un’idea degli australiani che non mi sarei aspettata prima di venire qua. Spero di riuscire presto a dare delle risposte alle mille domande che mi pongo e a parlarvene con maggior coscienza e consapevolezza.

Sunday 15 June 2014

Cosa vi siete persi se non eravate a Darwin nelle ultime settimane

Vi ho già parlato della rinascita della città per via della nuova stagione, qua e qua.
Effettivamente io la sto vivendo un po’ come la primavera italiana. Dopo mesi di clausura forzata la gente sta più volentieri all’aperto, i bar mettono i tavolini fuori e la città si riempie di attività, eventi e manifestazioni di ogni genere.
E così la stagione secca, nonostante sia l’inverno tropicale, mi riporta all’italiana “monostagione” primavera-estate, che tanto le mezze stagioni non esistono più.
Finalmente usciamo e facciamo cose.


 

Siamo stati distesi sul prato ad ascoltare l’opera. Con tanto di “Nessun dorma”, che Pavarotti si sarà rivoltato nella tomba dall’interpretazione, ma a noi ha fatto tanto “patria lontana”.
 

Tuesday 10 June 2014

Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno


Io ho un concetto forse un po’ all’antica dell’amicizia. Che non va molto d’accordo con l’era digitale in cui viviamo, e soprattutto con la lontananza.
Il mio concetto d’amicizia prevede condivisione, scambio. Ovvio, superata l’adolescenza la condivisione non può essere più costante, né tanto meno in tempo reale, e quando poi subentrano altri attori sul nostro palcoscenico, bisogna riuscire a dare ad ognuno una parte senza scontentare nessuno.
Ma l’amico rimane. Per raccontare di sé, ascoltare, vivere emozioni, ed esserci quando uno meno se l’aspetta. Con spontaneità e desiderio. Ecco, questo dovrebbe essere l’amicizia per me.
Il bello e allo stesso tempo il brutto della vita da “nomade” (perché è un po’ così che ci si sente dopo i vari traslochi degli ultimi dieci anni) è che si collezionano conoscenze di ogni genere, e ogni tanto qualcuna di queste è destinata a diventare vera amicizia ed accompagnarti negli stadi successivi della vita.

Thursday 5 June 2014

Il mio disagio profondo


Vivere in un paese straniero comporta un grande spirito di adattamento.
Da quando sono a Darwin ho imparato a guidare a sinistra e perfino ad usare il cambio automatico; ho imparato a pranzare ad orari indefiniti e cenare con le galline; ho anche imparato a farmi la doccia al posto del bidè, ma c’è una cosa che proprio non riesco a capire ed è: “Hi, how are you?”

Hi-how-are-you non è una domanda, è un saluto, è un tutt’uno. A volte si risponde altre volte no.
E qua nasce il mio grande disagio. Quando rispondere e quando no?
Le persone si salutano chiedendosi “come stai” ma non gliene frega a nessuno veramente come stai.
Oppure sì? Chi lo può sapere?

Così, alla ricerca di una soluzione al mio problema, ho cercato di identificare quattro possibili casi:

A-     Rispondi cordialmente “Fine thanks, and you?” e l’altra persona se c’ha voglia ti risponde altrimenti parla d’altro (questo di solito accade quando si ha tempo)

B-      Replichi a tua volta con un altro “Hi, how are you?” (che non implica per forza risposta)

C-      Rispondi semplicemente “Good, thank you

D-     Fai un cenno con la testa e te la cavi con un semplice “Hello!”

Ecco, io mi trovo sempre sull’orlo del precipizio. Cosa rispondo?
Se scelgo la D sembra che me la tiri, ma se poi scelgo la A magari non finisco la frase che l’altra persona ha già girato l’angolo e mi ritrovo a parlare da sola. Anche la B e la C potrebbero creare imbarazzo.
Son problemi questi, non credete?!