Nel periodo di tempo che ha preceduto il nostro
trasferimento a Darwin, tra le varie cose da fare, organizzare e disdire,
abbiamo cercato di dedicare particolare attenzione alla creatura di quattro
anni che tutt'a un tratto doveva salutare nonni, zii, cugini e amici per andare
a vivere in un posto lontano lontano che non aveva mai visto prima. Chiamato,
per comodità, "il paese dei canguri".
Il libro insegna ad accettare le differenze degli altri, perché in fondo ognuno di noi ha qualcosa di diverso e allo stesso tempo qualcosa di buono da dare agli altri.
Tutto ciò per dirvi che lo stesso succede nel complesso in cui abitiamo. Non manca mese in cui un grande camion dei traslochi non si fermi di fronte al nostro cancello.
La cosa che più ci premeva era farlo sentire attore attivo
del cambiamento che ci stava per stravolgere la vita e la quotidianità. Evitando
che subisse il cambiamento, ma facendo in modo che lui stesso potesse prender
parte all'organizzazione, alle decisioni e alla miriade di attività ad esso
correlate. In modo da rendersi conto di
ciò che stava succedendo. Ovviamente con la consapevolezza e concezione
spazio-tempo di un bimbo di quattro anni.
Così, tra le altre cose, dovendo ridurre al minimo “gli oggetti
utili" da spedire via nave, abbiamo fatto assieme una selezione. Seppur con
non poche difficoltà, ha imparato a “lasciar andare” delle cose e dei giochi
che fino al giorno prima facevano parte della sua vita e della sua cameretta. Ci
siamo divertiti a decidere assieme cosa lasciare ai suoi più cari amici, e cosa
sarebbe venuto con noi nella nostra grande avventura.
Ora ha una cameretta nuova, e ai giochi “italiani” se ne
sono aggiunti altri, quelli “australiani”. E ancora ogni tanto mi dice “mamma
questo lo tengo per Lorenzo (il suo migliore amico, ndr.)”
Prima di trasferirci abbiamo comprato anche un libro (tra
i tanti in italiano a cui non ho proprio resistito). È un libro per bambini ma
potrebbe andar bene anche a qualche adulto. L’abbiamo preso nella mia libreria
per bambini preferita, a Faenza, che mi manca molto.
Si intitola “Il mio vicino è un cane” e racconta di un tranquillissimo
palazzo in cui pian piano si trasferiscono dei personaggi all’apparenza un po’
strani, un cane, una famiglia di elefanti, una coppia di giraffe...
E capita spesso che davanti al palazzo si fermi un camion
dei traslochi.Il libro insegna ad accettare le differenze degli altri, perché in fondo ognuno di noi ha qualcosa di diverso e allo stesso tempo qualcosa di buono da dare agli altri.
Tutto ciò per dirvi che lo stesso succede nel complesso in cui abitiamo. Non manca mese in cui un grande camion dei traslochi non si fermi di fronte al nostro cancello.
A Darwin la gente va e viene. È bello non sentirsi gli
unici. Le persone sono più propense alla condivisione, a scambiare due
chiacchiere, a scoprire, a conoscere, a capire. È più facile fare nuove
amicizie. E non ti senti mai un pesce fuor d’acqua quando chiedi qualche
informazione sulla città o sui servizi. È uno scambio continuo.
Proprio come nel nostro libro ognuno a Darwin ha qualcosa
da dare, e insieme ci si arricchisce.
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