Così, complici le notti insonni da jet-lag, mi sono praticamente divorata in poche serate il primo: “Per dieci minuti” di C. Gamberale.
Fresco e profondo, una scrittura che mi è piaciuta molto e che non conoscevo.
La protagonista, su consiglio dalla sua analista, si avventura in un gioco fatto di prime volte. Ogni giorno dedica almeno dieci minuti a fare qualcosa di nuovo. Per staccarsi in qualche modo dalla solita visione che si ha del mondo che ci sta attorno, stagnante e molto spesso limitante, e per liberare se stessa dalle sue ancore personali che non davano più sicurezza ma che la tenevano solo ostaggio di una vita che non c’era più.
Questo libro parla di cambiamento. Un argomento che sento particolarmente vicino.
Ma mentre la protagonista deve sforzarsi di cambiare rotta, di adattarsi a nuove quotidianità e nuove abitudini, io potrei dire di avere il problema opposto.
Giusto nel post precedente vi parlavo di come sia bello andare sempre allo stesso mercato e creare un’abitudine per sentirsi più a casa. Ecco, io lo trovo bello sì, ma per un periodo limitato di tempo.
Diciamo che sono facile all’assuefazione. Non devo sforzarmi di fare ogni mattina una strada diversa, lo faccio già, non devo sforzarmi di cambiare taglio di capelli, o di provare nuovi cereali a colazione.
Ogni mio giorno è diverso dall’altro, in un modo o nell’altro. E ahimè quanto mi pacerebbe avere delle vere abitudini, di quelle che durano negli anni.
Invidio chi va fuori con le amiche tutti i mercoledì sera cascasse il mondo, o chi va a far la spesa sempre lo stesso giorno alla stessa ora, o chi al bar basta che dica “il solito”. Non guardo nemmeno più la tv per poter dire che sono affezionata ad una particolare soap opera, e anche l’attività fisica mattutina di cui andavo tanto fiera si sta trasformando in attività-fisica-quando-ho-tempo.
Credo sia tutta questione di sicurezza. Almeno a me la darebbe.
E invece non ho ancora una casa mia, non ho nemmeno una città mia figuriamoci, e sembro letteralmente allergica a tutto ciò che rimane immutato per quello che io considero troppo tempo.
Tutto ciò per dire che il mio blog non poteva rimanere
immune da questa mia “malattia” ed ha subìto un aggiornamento di veste. Io ne
vado molto fiera, e a voi piace? Era tra i progetti che avevo in mente prima di
partire per le vacanze. C’ho messo un po’ a realizzarlo, ma alla fine eccolo
qua.
Non so dirvi per quanto tempo ancora rimarrà così. Dalla
sua ha che è un cambiamento po’ impegnativo, soprattutto per una come me che
non mastica molto di grafica né di linguaggio html. Quindi avrò un buon
deterrente per rimetterci le mani e potrei anche affezionarmici ;)
“Perché, in effetti, il meglio della vita sta in
quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano…”
da “Per dieci minuti”, C. Gamberale
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