Tuesday, 2 September 2014

Una terra bruciata dal sole (cit.)


Katherine è una piccola cittadina del Northern Territory con una popolazione di poco più di 6000 anime, sorge su un fiume, il Katherine River, dal quale prende il nome. Dista 320 Km da Darwin, circa 3h30’.
Ma noi tra una sosta e l’altra c’abbiamo messo anche di più.

La strada, in questa stagione, sembra un quadro monotono e monocromatico. A destra e a sinistra il bush (boscaglia, termine prettamente australiano), erba giallognola quando non addirittura nera carbonizzata e alberi rinsecchiti, su una distesa di terra rossa come il sangue. Ogni tanto qualche animale stramazzato al suolo a bordo carreggiata, molto probabilmente investito da qualche automezzo durante la notte. Principalmente canguri, ma anche mucche e cavalli. Mai avuta una visione così macabra prima.
In poco più di 300 Km si incontrano un paio di centri abitati, che forse il termine “centro abitato” non rende molto l’idea dato che a me sono parsi più: un distributore di benzina, un piccolo alimentari, un bagno pubblico e qualche casa in cui abitano i proprietari dei suddetti esercizi. Delle piccole zone di sosta insomma.



 
Per la strada incontriamo road-trains, lunghissimi camion chiamati per l'appunto “treni-da-strada”, mezzi militari e tanti camper e roulotte turistici. In Australia il camping è hobby nazionale, il modo preferito per andare in vacanza.
La strada è ad una corsia per senso di marcia, tranne qualche tratto a due corsie per agevolare il sorpasso dei mezzi pesanti. Non c’è guard-rail ai lati.
Il rispetto dei limiti di velocità è una cosa normale, praticamente ovvia. Non solo in città, ma anche sulle strade a lunga percorrenza dove il limite è 110 o 130. Difficile trovare chi azzarda i 140.
Ogni tanto intravediamo mandrie di mucche, ai nostri occhi estremamente magre ed immobili come statue, sotto il sole cocente e spesso senza alberi sotto cui ripararsi. Ogni tanto anche qualche cavallo.
Rari segnali di vita in un contesto così arido e desolato, chilometro dopo chilometro.
 


Arriviamo a destinazione nel primo pomeriggio. Abbiamo prenotato in un motel di quelli che ricordano molto quelli dei film americani. Le camere come sorte di piccole casette una affianco all’altra, col parcheggio davanti. Semplice e spartano, ma pulito.

Lasciamo la valigia in camera e ci dirigiamo subito verso le Hot Springs, spinti dalla curiosità per le nostre prime acque termali australiane.
Ci lasciamo ancora una volta ingannare dalle nostre origini e ci aspettiamo delle pozze d’acqua fumanti. Ma ancora una volta aveva ragione una nostra amica che vive in Australia da un po’ ormai, il cui consiglio per apprezzare veramente l’Australia è di partire sempre con basse aspettative ;) Diciamo che sanno vendersi bene!
Infatti non ci sembrano poi così termali, diciamo che data la temperatura della zona, più o meno costante tutto l’anno, l’acqua risulta tiepida al contatto con il corpo, ma sono termali e ci fidiamo. È comunque un piccolo angolo di paradiso, in mezzo alla natura. Un corso d’acqua perlopiù ombreggiato e attrezzato con scalette e punti di appoggio che tolgono un po’ di romanticismo all’ambiente ma lo rendono accessibile a tutti.
Un tranquillo coso d’acqua, con un paio di piccole cascate, immerso in un’oasi naturale.

Avevamo una gran voglia di passare un paio di giorni fuori casa, per staccare un po’, e probabilmente ci siamo sentiti in vacanza ancora prima di partire dato che abbiamo dimenticato a casa più di qualcosa, tra cui la macchina fotografica. Per fortuna avevo il telefonino, santa tecnologia! (Perdonatemi quindi la qualità delle immagini)

La sera non ci lasciamo sfuggire il tramonto a cui siamo ormai affezionati, stavolta in mezzo ad un parco, circondati da wallabies (dei canguri di piccola stazza) e natura pura. A cena mangio un buonissimo barramundi (il pesce più comune e rinomato della zona) con un contorno di mango, peperoni e cipolla che è proprio la morte sua!

 
Il secondo giorno ci dedichiamo al Parco Naturale di Katherine, chiamato anche Nitmiluk, il suo nome aborigeno. Una gita in barca lungo le famose gole rocciose a strapiombo sul fiume. Paesaggi nuovi ai nostri occhi e sorprendentemente incontaminati ed affascinanti.
Strani animali, volatili curiosi dai colori tropicali, tanti tantissimi pipistrelli ormai diventati comuni per noi, e gli immancabili wallabies.

 
 



 

Lasciamo Katherine e ci dirigiamo verso casa. Darwin ha ancora molto da offrire, per poco, prima che arrivi la stagione umida con le sue temperature insopportabili.
Il buildup, il periodo che precede l’inizio della wet come lo chiamano qua, è alle porte. Allora stiamo fuori casa finché si può, godiamoci l’aria “pulita” sulla faccia e i vestiti asciutti.

2 comments:

  1. Che foto meravigliose! E che voglia di viaggiare, sono in astinenza da troppo tempo! :)

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    1. Grazie del complimento. Viaggiare anche se alla fine vai a poche ore da casa è una cosa a cui non riesco a rinunciare, è terapeutico.

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